Il significato dei meridiani
La scienza moderna spesso e volentieri ha ritenuto che i meridiani fossero una cosa irreale, dal momento che sembrano un concetto piuttosto vecchio e impossibile da dimostrare scientificamente. Tuttavia, nella pratica, con la stimolazione dei keiketsu (tsubo) tramite agopuntura o moxibustione, si sono ottenuti diversi risultati terapeutici inimmaginabili per la medicina occidentale. Si è quindi cercato di spiegarli come effetti collaterali al sistema nervoso autonomo o alla stimolazione dei punti sensibili alla pressione (attsuten) o dei punti di reazione (hannôten). Si riteneva anche che la mappa dei meridiani fosse una semplice unione degli tsubo tramite linee. I meridiani, in modo superficiale, erano considerati un semplice insieme di punti sensibili.
Recentemente, però, grazie ad alcune ricerche e macchinari elettrici, è diventato possibile verificare il flusso del ki-ketsu (ki e sangue) e, di conseguenza, anche il percorso dei meridiani ha ricominciato a destare interesse. Spronata anche dall’anestesia tramite gli aghi e dai “medici scalzi” cinesi, la medicina occidentale ha iniziato a fare approfondimenti. Ciononostante, in tali studi i meridiani vengono trattati dal punto di vista dell’agopuntura e della moxa-terapia e la loro funzione non viene chiaramente spiegata, probabilmente anche a causa dell’importanza che gli tsubo rivestono in queste ricerche.
Il sistema dei meridiani
Nel tempo, il corpo umano si è evoluto e le sue funzioni sono diventate complicate. Ogni compito è stato attribuito alla parte del corpo che si è specializzata per una determinata funzione, non perdendo mai di vista l’intero sistema-corpo. Proprio come all’interno di una nazione, si attribuiscono compiti diversi agli enti che la compongono (regioni, comuni, ecc.).
Tuttavia, se questa distribuzione di funzioni diventa troppo statica, può accadere che ogni “regione” inizi a comportarsi indipendentemente. Quindi, qualora si verificassero dei problemi, non rimarrebbe che lasciare quella parte al suo destino. In tali casi serve l’aiuto da parte dell’intero sistema, altrimenti la “nazione” potrebbe avere seri problemi. Per far sì che l’unità, suddivisa in più parti, ritorni ad essere tale, bisogna tornare a quel sistema che si utilizzava prima della ripartizione.
I foglietti embrionali
Le funzioni vitali basilari derivano dai tre foglietti embrionali (endo, meso ed ectoderma) che, segmentandosi ulteriormente, diventano sei. In Cina si riteneva che questi sei aspetti si suddividessero ulteriormente in yin e yang, cioè in organi e visceri, e che regolassero il funzionamento del corpo intero.
La struttura del corpo umano, spiegata dalla scienza moderna, è come quella di una nazione divisa in fasce orizzontali. La dottrina del sistema dei meridiani la suddivide in sei parti, regolandone il trattamento e controllandone il funzionamento e i relativi problemi tramite il tocco della pelle. In questo maniera si fa in modo che l’intero corpo collabori per risolvere il problema che affligge una parte, secondo un sistema verticale. Quindi, la caratteristica di questa teoria risiede nel considerare un sistema che prevede la collaborazione del corpo intero, opposto a quello che, invece, suddivide il corpo in più parti. Perché le singole parti si sviluppino, è necessaria la loro indipendenza. Però, in quanto facenti parte di un corpo umano, è indispensabile la loro collaborazione.