La percezione cutanea
Il fisiologo inglese Head afferma che chi è stato ferito ad un braccio ed ha perso la sensibilità, riprende a sentire in modo graduale. All’inizio, percepirà in modo poco distinto o eccessivo quando la temperatura esterna da contatto è superiore a 45° o inferiore a 20°. In seguito, riprenderà la sensibilità al freddo, al calore e al tatto con temperature esterne da contatto tra 25° e 40°. Head scoprì la differenza tra questi due tipi di sensibilità, e le chiamò rispettivamente sensibilità protopatica ed epicritica.
Egli si accorse che la sensibilità protopatica è restia all’adattamento. È collegata ad una zona di stimolazione ampia, la cui percezione specifica non è affinata ma, piuttosto, esagerata e non proporzionale allo stimolo. Quella epicritica è più adattabile ed è collegata ad una zona più ridotta, la cui percezione è distinta e sensibile anche in piccoli cambiamenti.
Le successive ricerche chiarirono che queste sensibilità riguardano non solo le percezioni cutanee, ma tutte le funzioni vitali. La sensibilità protopatica è strettamente collegata alle funzioni vitali basilari, inclusi olfatto e percezione del dolore. Quella epicritica è invece correlata ai sensi più complessi quali vista, udito e tatto. La sensibilità epicritica permette la percezione distinta di due punti che distano tra loro 5 cm o più. Quando, invece, si prova la sensazione di un tutt’uno e reciproca dipendenza, si può parlare di sensibilità protopatica.
La sensibilità protopatica ed epicritica
La sensibilità protopatica è profondamente legata alle attività vitali del corpo e ignora la sensazione di divisione ed opposizione, piuttosto esalta quella di unità.
Nelle società industrializzate, i sensi complessi (vista, udito e tatto), che separano l’individuo dal gruppo, rivestono un ruolo principale. Invece la sensibilità protopatica, che porta all’unità fra esseri viventi, ha un ruolo marginale.
Tuttavia, l’essere sopravvive grazie all’amore della sfera primordiale. Pertanto bisogna percorrere la via dell’unificazione e del “ritorno”, opposta a quella della separazione e del distacco.
È possibile che le malattie dell’uomo derivino dal fatto che tendiamo ad ignorare questa originale armonia che caratterizza gli esseri viventi per perseguire solo ciò che ci appare chiaro ed utile? Possiamo correggere questi errori ricordando la “sensazione di vita” che avevamo dimenticato.
In relazione al sistema nervoso autonomo, quando domina il sistema ortosimpatico la sensibilità epicritica si accende. Quando domina il sistema parasimpatico si attiva la sensibilità protopatica.
Malattia: perdita di armonia
Se siamo attenti al mondo esterno, reagendo ai cambiamenti e cercando di conquistare autonomia rispetto all’ambiente, il sistema simpatico andrà in tensione e, di conseguenza, la sensibilità epicritica si attiverà. Al contrario, se viviamo in armonia con l’ambiente, adattandoci ai ritmi della natura e svolgendo attività piene di vitalità, il sistema parasimpatico assumerà maggior rilievo e, di conseguenza, la sensibilità protopatica si esalterà. Quando, di giorno, siamo attivi e ci nutriamo, evitando i pericoli, il sistema simpatico viene stimolato e la sensibilità epicritica lavora. Di notte, invece, quando il nostro corpo riposa, assorbe gli elementi nutritivi assunti durante il giorno e noi siamo rilassati e tranquilli, il sistema parasimpatico predomina e la sensibilità protopatica si riattiva.
In questa società stressante, dove ci priviamo di riposo e d’amore, tendiamo ad ammalarci e a cercare poi il rilassamento anche durante la fase mattutina destinata alle attività. Di conseguenza, nasce la necessità di riequilibrare il ritmo vitale, ma il non riuscire a farlo provoca, nelle civiltà progredite, uno stato di malattia.