Un concetto comune… anche nello shiatsu
Se non si appoggia l’intero peso sulle anche, l’intero movimento del corpo sarà imperfetto: questo è il concetto comune a tutte le arti come la cerimonia del tè, la danza, il kendo, il karate o il judo. Negli incontri di sumo si spiega che spingere con le dita non serve: per vincere, bisogna spingere l’avversario con la forza del proprio bacino.
A prescindere dal movimento che si fa, se non si è in grado di controllare il bacino e si è troppo concentrati sul movimento, la nostra forma sarà imperfetta e tutto si ridurrà ad un semplice lavoro con le dita. Questo vale anche nello shiatsu: se si è erroneamente convinti che esso consista solo in una serie di atti che interessano mani e dita, la pressione non arriverà in profondità ma stimolerà solo la superficie della cute, per la ragione sopra spiegata. Più si fa forza sulle mani, più il paziente avvertirà dolore, senza percepire nulla di profondo, di vero.
Se pensate che lo shiatsu sia solo tecnica (ad esempio la posizione degli tsubo o l’angolazione delle vostre dita), il vostro sarà uno shiatsu sbagliato. Non abbiate fretta dei risultati e di imparare tutto e subito, ma calmatevi (in giapponese, l’espressione è “adagiare il bacino, sedersi”).
Ma cerchiamo di approfondire l’importanza delle anche nello shiatsu: appoggiarvi il peso è come adagiarvi il cuore. Lo stesso approccio di usare il bacino per tagliare, scuotere, ballare e spingere lo ritroviamo anche nello shiatsu. Applicando questa logica allo shiatsu, il peso del bacino deve ricadere sulle dita. Si dice che tutto sta nelle anche: se riuscite a fare forza con esse, noterete che il peso dell’intero corpo ricadrà sulle dita. Questo non significa che dovete far forza con tutto il corpo e premere con le dita: è il bacino a decidere la zona d’azione, e le dita devono sorreggerlo e assecondarlo.
Solo così sarete in grado di esercitare una corretta pressione sostenente.